Nel 382 tornò a Roma, dove divenne segretario di papa Damaso I e conseguì un notevole successo personale. La Vulgata, prima traduzione completa in lingua latina della Bibbia, rappresenta lo sforzo più impegnativo affrontato da Girolamo. Nel 382, su incarico di papa Damaso I, affrontò il compito di rivedere la traduzione dei Vangeli. Successivamente, nel 390, passò all'Antico Testamento in ebraico concludendo l'opera dopo ben 23 anni. Alla morte del Papa, però, Girolamo perse il suo ruolo di prestigio e tornò in Oriente, dove fondò alcuni conventi femminili e maschili, in uno dei quali trascorse gli ultimi anni. Morì nel 420.
Il testo di Girolamo è stato la base per molte delle successive traduzioni della Bibbia fino al XX secolo, quando per l'antico testamento si è cominciato ad utilizzare direttamente il testo masoretico ebraico e la Septuaginta, mentre per il nuovo testamento si sono utilizzati direttamente i testi greci.
Girolamo utilizzò un concetto moderno di traduzione, che attirò le accuse da parte dei suoi contemporanei.
Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l’ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso. Ho come maestro di questo procedimento Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l’Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni che Eschine e Demostene scrissero l’uno contro l’altro [...]. Anche Orazio poi, uomo acuto e dotto, nell’Ars poetica dà questi stessi precetti al traduttore colto: "Non ti curerai di rendere parola per parola, come un traduttore fedele".
(Epistulae 57, 5, trad. R. Palla)
Viene anche rappresentato penitente nella grotta di Betlemme, dove si era ritirato sia per vivere la sua vocazione da eremita sia per attendere alla traduzione della Bibbia.
San Girolamo rappresentato da Domenico Ghirlandaio
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